numero

novembre 2022

DIARIO DI PITTURA

(a pié di pagina la cronaca di un indedito

«spazio espositivo»)

di Ferdinando Greco

Caro Giorgio, la guerra in Ucraina non si risolve, anzi il pulsante rosso e russofono dell'arma nucleare tattica minaccia di essere premuto e il presidente USA Biden lo dice possibile perché Putin non scherza. Per la verità poi ciò viene ridimensionato ma subentra il presidente ucraino Zelensky a dichiarare che siamo sull'orlo della catastrofe atomica così in noi l'angoscia aumenta. Per questo, quando mi è capitato tra le mani un vecchio quadro del 2015 mi è sembrato che andava riconvertito da psicologico in apocalittico dunque via la scritta grande in basso che peraltro disturbava e, sempre in basso, sono intervenuto realizzando un mondo spento (il nostro) con una nuova scritta: Armageddon "Non credo che esista la capacità di impiegare facilmente un'arma nucleare tattica e non finire con l' Armageddon" (Karine Jean- Pierre, portavoce della Casa Bianca).  Per chiarire meglio ho riletto l'Apocalisse di san Giovanni da cui stralcio: "Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: andate e versate le sette coppe dell'ira di Dio... nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn ".  Stai attento, mi sono anche detto, che il mondo morto in basso è quello dei tombini degli anni 70 ovvero la Pompei d'oggi dove però non esplode più un vulcano seppellendola (nel quadro il cratere è spento) ma un mezzo tecnologico che piove giù dal cielo come quello in alto nel quadro cioè l'irrazionale portato da un mezzo razionale.  Tutto ciò fa pensare, dunque perché non pubblicare sul Ricontemporaneo l'opera nella versione attuale?  Vedi tu.  Intanto ti invio il quadro come era prima della sua riconversione e come è diventato ora: "Armageddon" (cm. 150 x 200 anno 2015/2022) Dal mio diario di lavoro, ecco un’altra opera dedicata in tempi diversi alle guerre e alla pace: L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE 2009/2022 14-03-2009 Inizio un nuovo quadro dove ho posizionato un grande vetro. 23-01-2014 Vado a tirar fuori il quadro con il grande vetro che già mi aveva calamitato il 19 scorso ma poi non era sortito nulla, ora invece so cosa fare e come riprenderlo…. faccio tutto in fretta e mi ferisco anche con uno spezzone di vetro traditore mentre lo sagomo a forma di iceberg la cui punta colloco sotto il piede sinistro della figura su PVC annerito che avevo realizzato prima. 05-10-2022 Vado allo studio ed estraggo dal deposito il quadro, continuo a guardarlo attratto dal suo potenziale però irrisolto che aspetta da otto anni (2014) ma anche da tredici quando è iniziato (2009). 08-10-2022 Mi sveglio angosciato per la minaccia atomica che Putin continua ad evocare e intanto, come questa notte, a mandare missili che hanno fatto morti e distrutto un ospedale “Siamo sull’orlo della catastrofe atomica” dice il presidente ucraino Zelensky. 11-10-2022 “E’ cambiata la natura della guerra” dice anche il presidente francese Macron. Sì, siamo alla cultura della paura e della crisi. 14-10-2022 L’opera ha acquistato accenti goyeschi soprattutto c’è una testa cadaverica insanguinata casualmente uscita fuori dopo una “gettatezza” di rosso sulla superficie del quadro. La testa di profilo è al centro del quadro, guarda verso il basso da sotto il livello dell’acqua insanguinata. Prima non la vedevo ma adesso perché la vedo? Probabilmente per la dinamica del quadro spezzata, convulsa, turbolenta e in tumulto che temevo mi sfuggisse di mano, non riuscissi a controllare e che richiedeva tutta la mia attenzione fino a trascurare il particolare (della testa). 16-10-2022 Vado presto stamattina allo studio per vedere cosa è successo nella notte sul quadro convinto di trovarlo essiccato invece permangono pozzanghere di colla vinilica e colore anche se ridotte. 17-10-2022 Allo studio c’è ancora da aspettare l’essiccazione, basta! Inclino il quadro e faccio scorrere via le pozzanghere poi, con una spugna sfrego via liberando uno spazio adatto dove inserire un rimando più realistico, rifacendomi alla cronaca della guerra in Ucraina, con edifici distrutti. 18-10-2022 Continuo con gli edifici bombardati e, per dare spazio e farli più evidenti, elimino la figura alla loro destra, spiace ma era necessario poi mi metto a rovistare negli scarti tra tele e PVC dipinti, tra loro c’è una testa di pecora, capro espiatorio da collocare nel quadro in basso e da intendere come arcaica simbolica sacrificale, quella del sistema totalitario putiniano che vuole estendere la sua influenza e far prevalere il suo mito, ovvero l’aspetto magico- persecutorio del suo pensiero aggressivo. 19-10-2022 Inserito il lacerto dipinto col capro espiatorio o caprone o pecora mi sembra che ora i tanti elementi vanno insieme a comporre una visione della potenza del negativo che è come un canto disperato sul presente, un canto tragico di una coscienza ferita, anzi insanguinata dal sangue versato del capro espiatorio (ucraino). 20-10-2022 Mi affretto a concludere il quadro lavorando intensamente. 21-10-2022 Questa notte metto a fuoco il titolo da dare: “L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE”. 22-10-2022 Ancora una volta la violenza cerca di giustificarsi col sacro, con la guerra santa contro il male come dice il metropolita Kirill. Ma l’ultima violenza giustificata dal sacro non doveva essere quella sul Cristo crocefisso? Poi si doveva pregare, come diceva Gesù, in spirito senza più versamenti di sangue animale tantomeno umano: questo è il senso della rivelazione. PS. Temo che la lettura del testo possa dare l’idea che sono stato rapido e sicuro nel lavoro fatto ma quello che ho trascritto dal diario è solo una parte degli appunti presi ma abbreviati per non eccedere, in realtà ci sono stati tanti momenti di perplessità, difficoltà, pentimenti ecc. N. 798+940 ORGANISMO UNICELLULARE SOLO, DANNATAMENTE SOLO 1990/2022 Vinilici, PVC su tela – cm. 125 x215 27-12-1990 Prima data rinvenuta sul diario e nient’altro a proposito del quadro n. 798. 22-03-1995 Inizio un altro quadro, il n. 940, che si fonderà col n. 798 (n.798+940) 21-10-2022 Incomincio a riprendere il quadro “Strano questo supporre che il profondo sia abitato dalla nostra paura” ma lo è ancora ed è sempre l’ antica paura primordiale rappresentata come una divinità con gli occhi sbarrati. 30-10-2022 Emerge un’altra idea o meglio l’emozione che ho avuto guardando sul giornale del 27 scorso una fotografia del lancio del missile balistico intercontinentale Tars dal cosmodromo di Plesetsk, 800 chilometri a nord-ovest di Mosca. “L’arcaica paura e il tempo ultimale” “Paura e mistica missilistica” 31-10-2022 ho fatto un buon lavoro ieri, tutto sembra funzionare, manca soltanto il missile balistico intercontinentale, mi metto a farlo ma fallisco. Invece cerco di trasformare una macchia scura e ricurva in un mollusco o grosso verme a metà tra il grande mondo e il bagliore chiaro sulla destra. Sì, meglio eliminare il missile e puntare tutto sul mollusco, vedere il quadro come se la distruzione fosse già avvenuta, rimane solo un mollusco, meglio un organismo unicellulare, a continuare la vita sulla terra: “Organismo unicellulare solo, dannatamente solo". 01-11-2022 Sembra cessata l’esuberanza espressiva, il tumulto delle immagini, subentra la stagnazione? Vorrei cancellare anche il volto della paura con gli occhi sbarrati e concepire il grande mondo come morto. Forse questo sentimento di desolazione viene dall’avvertire l’onnipotenza di una cultura cieca più funzionale al mercato che al profondo. Ancora una volta vincerà questa cultura che privilegia la novità superficiale priva di radici, l’oggetto di consumo al quale subito ne subentra un altro senza sosta, un po’ come la moda? E ancora, che la contemporaneità del consumo porta ad una infelicità che svuota il cuore, tutti i cuori degli uomini del mondo d’oggi, un vuoto per tutti che distrugge la speranza e che ci fa sentire molluschi, vermi, poveri organismi unicellulari. Dipingere ancora, anzi continuare a farlo testardamente dopo tanti anni, mi sembra significhi avere fede. 02-11-2022 Ieri ho messo a fuoco la visione e il significato del quadro, c’è poco da fare per finirlo: ritocco il verme unicellulare, faccio sparire ogni traccia della testa in basso e il quadro migliora ma migliora ulteriormente quando rifaccio più evidente in basso la rotondità del grande mondo specie ora che non c’è più la testa, direi che l’intera superficie del quadro ha acquistato un’atmosfera che lo avvolge e che ricorda lo “sfumato” leonardesco ma voglio citare quello che diceva non Leonardo ma Tiziano a proposito dell’abbozzo come “fare il letto alla pittura”, io invece sono andato dentro il letto della pittura (del primo quadro). Per concludere, la complessità caotica ma vitale del quadro del 1990/95 (“Strano questo supporre che il profondo sia abitato dalla nostra paura”) si è trasfigurato in quello di adesso (2022) ordinato ma di morte. Noi apparteniamo ancora a quello di prima o dell’antropia ma paventiamo quello dell’entropia del quadro finale. La stessa trasformazione vale per la paura, quella di adesso incosciente o semicosciente ma quella di dopo sarà cosciente anche se dolorosissima per chi sopravvive sia pure un singolo organismo unicellulare. Riconoscersi in esso contribuirà a renderci più coscienti fin d’ora (pressione antropica sul mondo) e magari a sviluppare un’arte ed un pensiero che mancano o vengono impediti dall’onnipotenza della cultura del mercato. UN INEDITO «SPAZIO ESPOSITIVO» Non ha diretta attinenza con la guerra e la pace e con i problemi attuali del mondo, ma ci tengo ora a segnalarvi una bella storia di condivisione e cooperazione. Attorno al periodo di Natale e Capodanno due quadri sono stati scelti per essere esposti nell'atrio d’ingresso dello stabile in cui vivo da molti anni. Diversi condomini, ciascuno con le proprie diversità, hanno operato per la riuscita del progetto, e ne è nata un'occasione di festa e di partecipato confronto collettivo assolutamente inedita. Un piccolo gesto di semplice attuazione ma a suo modo assai significativo, per rendere l'arte più accessibile a tutti... Ma ecco una riflessione attorno a questo tema:

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

5 | © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 | Ferdinando Greco  Si è formato a Milano, dove ha insegnato al Liceo Artistico Statale. La sua prima esposizione risale al 1964 al Premio San Fedele. In questi anni, avvertendo quanto i media pongano in crisi il linguaggio, inizia a concepire l’opera d’arte come un oggetto in bilico tra valore e cosa. Vive e opera a Saronno N. 565/A + 1527,  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm "Armageddon",150 x 200, 2015/2022
L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE,  2009/2022, Vinilici, vetro, PVC su tela – cm. 210 x 150
Sul popolo dell’arte E’ da un po’ di tempo che mi chiedo qual è il popolo dell’arte oggi. Quello teorizzato da critici d’arte come Bonito Oliva (che così lo chiama), quello dei consumatori d’arte intesa come oggetto di investimento economico per raffinati collezionisti che si sentono e sono veramente un’ élite? Accanto a loro però c’è un altro popolo, anzi il grosso del popolo, ma è fuori, lontano e come intimidito dal linguaggio cifrato, criptico, elitario impiegato nei circuiti d’arte. Questo popolo non capisce e si ritira, così è da tempo che è in atto un vistoso distacco, ciò mi sembra un problema e l’arte deve farsene carico, chiedersi come avvicinare il grosso del popolo che si è autoemarginato. A proposito gli artisti tacciono quando invece ne avrebbero di cose da dire, naturalmente a loro modo, il mio è quello del diario d’arte. Infatti ogni anno realizzo un diario molto voluminoso da cui estraggo i testi che solitamente accompagnano ogni mia opera ultimata. Si tratta di un testo che nessun critico d’arte potrebbe scrivere, qualcosa di unico e personale dove c’è la storia dell’opera realizzata che sembra un racconto ma anche sfiora la filosofia oppure si nutre di scienza verificata dai mezzi espressivi che impiego, la pittura. Insomma il testo raccoglie tutto ciò che riverso nella mia pittura: pensiero, sentimento, emozione ecc… Per la verità un tempo ricorrevo a scrivere sull’opera anche lunghissimi testi ma pittura e scrittura difficilmente riuscivano a coabitare perciò ho ripreso a riservare l’intera superficie del quadro alla pittura e quella del diario alle note che prendevo di sovente mentre dipingevo. Naturalmente mi spiaceva spogliare il quadro dal testo che lo riguardava in quanto il testo era utile per dare al popolo (elitario o no) uno strumento di comprensione, unificante e di approfondimento al posto di uno sguardo veloce sul tipo “mi piace” o “non mi piace”. Questo Natale però mi ha portato il dono di realizzare l’unione quando ho avuto la richiesta di esporre dei miei quadri nell’atrio condominiale dove abito ed è stata la volta di mettere in contatto i condomini col mio lavoro senza più separare il dipinto dai testi tratti dal diario perché dopo averli esternati parlando a braccio all’inaugurazione facevo presente che potevo dare il testo a chi me lo richiedeva. Nell’atrio di ingresso ora ci sono due miei grandi quadri (tra i più sorgivi) uno che titola “Infinito abissale” che ci trasporta in una dimensione di infinito e di profondo al di del nostro mondo di paura, ieri della pandemia e oggi della guerra in Ucraina. Il secondo quadro titola “Liberazione nostra possibile? Possibile!” con un grande orizzonte di mare e una spiaggia che si fa spiaggia della creazione.

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

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Novembre 2022

DIARIO DI PITTURA

(a pié di pagina la cronaca di un

indedito «spazio espositivo»)

di Ferdinando Greco

Caro Giorgio, la guerra in Ucraina non si risolve, anzi il pulsante rosso e russofono dell'arma nucleare tattica minaccia di essere premuto e il presidente USA Biden lo dice possibile perché Putin non scherza. Per la verità poi ciò viene ridimensionato ma subentra il presidente ucraino Zelensky a dichiarare che siamo sull'orlo della catastrofe atomica così in noi l'angoscia aumenta. Per questo, quando mi è capitato tra le mani un vecchio quadro del 2015 mi è sembrato che andava riconvertito da psicologico in apocalittico dunque via la scritta grande in basso che peraltro disturbava e, sempre in basso, sono intervenuto realizzando un mondo spento (il nostro) con una nuova scritta: Armageddon "Non credo che esista la capacità di impiegare facilmente un'arma nucleare tattica e non finire con l' Armageddon" (Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca).  Per chiarire meglio ho riletto l'Apocalisse di san Giovanni da cui stralcio: "Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: andate e versate le sette coppe dell'ira di Dio... nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn ".  Stai attento, mi sono anche detto, che il mondo morto in basso è quello dei tombini degli anni 70 ovvero la Pompei d'oggi dove però non esplode più un vulcano seppellendola (nel quadro il cratere è spento) ma un mezzo tecnologico che piove giù dal cielo come quello in alto nel quadro cioè l'irrazionale portato da un mezzo razionale.  Tutto ciò fa pensare, dunque perché non pubblicare sul Ricontemporaneo l'opera nella versione attuale?  Vedi tu.  Intanto ti invio il quadro come è diventato ora: "Armageddon" (cm. 150 x 200 -  anno 2015/2022) Dal mio diario di lavoro, ecco un’altra opera dedicata in tempi diversi alle guerre e alla pace: L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE 2009/2022 14-03-2009 Inizio un nuovo quadro dove ho posizionato un grande vetro. 23-01-2014 Vado a tirar fuori il quadro con il grande vetro che già mi aveva calamitato il 19 scorso ma poi non era sortito nulla, ora invece so cosa fare e come riprenderlo…. faccio tutto in fretta e mi ferisco anche con uno spezzone di vetro traditore mentre lo sagomo a forma di iceberg la cui punta colloco sotto il piede sinistro della figura su PVC annerito che avevo realizzato prima. 05-10-2022 Vado allo studio ed estraggo dal deposito il quadro, continuo a guardarlo attratto dal suo potenziale però irrisolto che aspetta da otto anni (2014) ma anche da tredici quando è iniziato (2009). 08-10-2022 Mi sveglio angosciato per la minaccia atomica che Putin continua ad evocare e intanto, come questa notte, a mandare missili che hanno fatto morti e distrutto un ospedale “Siamo sull’orlo della catastrofe atomica” dice il presidente ucraino Zelensky. 11-10-2022 “E’ cambiata la natura della guerra” dice anche il presidente francese Macron. Sì, siamo alla cultura della paura e della crisi. 14-10-2022 L’opera ha acquistato accenti goyeschi soprattutto c’è una testa cadaverica insanguinata casualmente uscita fuori dopo una “gettatezza” di rosso sulla superficie del quadro. La testa di profilo è al centro del quadro, guarda verso il basso da sotto il livello dell’acqua insanguinata. Prima non la vedevo ma adesso perché la vedo? Probabilmente per la dinamica del quadro spezzata, convulsa, turbolenta e in tumulto che temevo mi sfuggisse di mano, non riuscissi a controllare e che richiedeva tutta la mia attenzione fino a trascurare il particolare (della testa). 16-10-2022 Vado presto stamattina allo studio per vedere cosa è successo nella notte sul quadro convinto di trovarlo essiccato invece permangono pozzanghere di colla vinilica e colore anche se ridotte. 17-10-2022 Allo studio c’è ancora da aspettare l’essiccazione, basta! Inclino il quadro e faccio scorrere via le pozzanghere poi, con una spugna sfrego via liberando uno spazio adatto dove inserire un rimando più realistico, rifacendomi alla cronaca della guerra in Ucraina, con edifici distrutti. 18-10-2022 Continuo con gli edifici bombardati e, per dare spazio e farli più evidenti, elimino la figura alla loro destra, spiace ma era necessario poi mi metto a rovistare negli scarti tra tele e PVC dipinti, tra loro c’è una testa di pecora, capro espiatorio da collocare nel quadro in basso e da intendere come arcaica simbolica sacrificale, quella del sistema totalitario putiniano che vuole estendere la sua influenza e far prevalere il suo mito, ovvero l’aspetto magico- persecutorio del suo pensiero aggressivo. 19-10-2022 Inserito il lacerto dipinto col capro espiatorio o caprone o pecora mi sembra che ora i tanti elementi vanno insieme a comporre una visione della potenza del negativo che è come un canto disperato sul presente, un canto tragico di una coscienza ferita, anzi insanguinata dal sangue versato del capro espiatorio (ucraino). 20-10-2022 Mi affretto a concludere il quadro lavorando intensamente. 21-10-2022 Questa notte metto a fuoco il titolo da dare: “L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE”. 22-10-2022 Ancora una volta la violenza cerca di giustificarsi col sacro, con la guerra santa contro il male come dice il metropolita Kirill. Ma l’ultima violenza giustificata dal sacro non doveva essere quella sul Cristo crocefisso? Poi si doveva pregare, come diceva Gesù, in spirito senza più versamenti di sangue animale tantomeno umano: questo è il senso della rivelazione. PS. Temo che la lettura del testo possa dare l’idea che sono stato rapido e sicuro nel lavoro fatto ma quello che ho trascritto dal diario è solo una parte degli appunti presi ma abbreviati per non eccedere, in realtà ci sono stati tanti momenti di perplessità, difficoltà, pentimenti ecc. N. 798+940 ORGANISMO UNICELLULARE SOLO, DANNATAMENTE SOLO 1990/2022 Vinilici, PVC su tela – cm. 125 x215 27-12-1990 – Prima data rinvenuta sul diario e nient’altro a proposito del quadro n. 798. 22-03-1995 – Inizio un altro quadro, il n. 940, che si fonderà col n. 798 (n.798+940) 21-10-2022 Incomincio a riprendere il quadro “Strano questo supporre che il profondo sia abitato dalla nostra paura” ma lo è ancora ed è sempre l’ antica paura primordiale rappresentata come una divinità con gli occhi sbarrati. 30-10-2022 Emerge un’altra idea o meglio l’emozione che ho avuto guardando sul giornale del 27 scorso una fotografia del lancio del missile balistico intercontinentale Tars dal cosmodromo di Plesetsk, 800 chilometri a nord-ovest di Mosca. “L’arcaica paura e il tempo ultimale” “Paura e mistica missilistica” 31-10-2022 ho fatto un buon lavoro ieri, tutto sembra funzionare, manca soltanto il missile balistico intercontinentale, mi metto a farlo ma fallisco. Invece cerco di trasformare una macchia scura e ricurva in un mollusco o grosso verme a metà tra il grande mondo e il bagliore chiaro sulla destra. Sì, meglio eliminare il missile e puntare tutto sul mollusco, vedere il quadro come se la distruzione fosse già avvenuta, rimane solo un mollusco, meglio un organismo unicellulare, a continuare la vita sulla terra: “Organismo unicellulare solo, dannatamente solo". 01-11-2022 Sembra cessata l’esuberanza espressiva, il tumulto delle immagini, subentra la stagnazione? Vorrei cancellare anche il volto della paura con gli occhi sbarrati e concepire il grande mondo come morto. Forse questo sentimento di desolazione viene dall’avvertire l’onnipotenza di una cultura cieca più funzionale al mercato che al profondo. Ancora una volta vincerà questa cultura che privilegia la novità superficiale priva di radici, l’oggetto di consumo al quale subito ne subentra un altro senza sosta, un po’ come la moda? E ancora, che la contemporaneità del consumo porta ad una infelicità che svuota il cuore, tutti i cuori degli uomini del mondo d’oggi, un vuoto per tutti che distrugge la speranza e che ci fa sentire molluschi, vermi, poveri organismi unicellulari. Dipingere ancora, anzi continuare a farlo testardamente dopo tanti anni, mi sembra significhi avere fede. 02-11-2022 Ieri ho messo a fuoco la visione e il significato del quadro, c’è poco da fare per finirlo: ritocco il verme unicellulare, faccio sparire ogni traccia della testa in basso e il quadro migliora ma migliora ulteriormente quando rifaccio più evidente in basso la rotondità del grande mondo specie ora che non c’è più la testa, direi che l’intera superficie del quadro ha acquistato un’atmosfera che lo avvolge e che ricorda lo “sfumato” leonardesco ma voglio citare quello che diceva non Leonardo ma Tiziano a proposito dell’abbozzo come “fare il letto alla pittura”, io invece sono andato dentro il letto della pittura (del primo quadro). Per concludere, la complessità caotica ma vitale del quadro del 1990/95 (“Strano questo supporre che il profondo sia abitato dalla nostra paura”) si è trasfigurato in quello di adesso (2022) ordinato ma di morte. Noi apparteniamo ancora a quello di prima o dell’antropia ma paventiamo quello dell’entropia del quadro finale. La stessa trasformazione vale per la paura, quella di adesso incosciente o semicosciente ma quella di dopo sarà cosciente anche se dolorosissima per chi sopravvive sia pure un singolo organismo unicellulare. Riconoscersi in esso contribuirà a renderci più coscienti fin d’ora (pressione antropica sul mondo) e magari a sviluppare un’arte ed un pensiero che mancano o vengono impediti dall’onnipotenza della cultura del mercato. UN INEDITO «SPAZIO ESPOSITIVO» Non ha diretta attinenza con la guerra e la pace e con i problemi attuali del mondo, ma ci tengo ora a segnalarvi una bella storia di condivisione e cooperazione. Attorno al periodo di Natale e Capodanno due quadri sono stati scelti per essere esposti nell'atrio d’ingresso dello stabile in cui vivo da molti anni. Diversi condomini, ciascuno con le proprie diversità, hanno operato per la riuscita del progetto, e ne è nata un'occasione di festa e di partecipato confronto collettivo assolutamente inedita. Un piccolo gesto di semplice attuazione ma a suo modo assai significativo, per rendere l'arte più accessibile a tutti...
Ferdinando Greco  Si è formato a Milano, dove ha insegnato al Liceo Artistico Statale. La sua prima esposizione risale al 1964 al Premio San Fedele. In questi anni, avvertendo quanto i media pongano in crisi il linguaggio, inizia a concepire l’opera d’arte come un oggetto in bilico tra valore e cosa. Vive e opera a Saronno N. 565/A + 1527,  “DISTRUZIONI E INFINITE FUSIONI” , 2022, vinilici e PVC su tela, 170 x 126cm "Armageddon",150 x 200, 2015/2022 L’ARCAICO SACRIFICALE E IL TEMPO ULTIMALE,  2009/2022, Vinilici, vetro, PVC su tela – cm. 210 x 150