numero

| © blogMagazine pensato, realizzato e pubblicato in rete da Giorgio Seveso  dal 2011   |    Codice ISSN 2239-0235 |

Novembre 2024

NON È STATO FACILE

di Giuseppe Donolato

C’è chi dice che ogni Io sia invece un noi, che il contesto sociale in cui si nasce sia il nostro padrone e che ognuno, in fondo, viva inconsapevolmente nella propria auto-narrazione. Al che, pur dichiarandomi pittore e poeta, in verità non so chi sono. Il talento, anche fosse, è mio o è dato attraverso l’attribuzione altrui? E in che modo coesisto nella mia convinzione illusoria? È trascorso il Novecento e per gli artisti il mondo si è trasformato a gran velocità e altrettanta fertilità. Ma nei primi decenni del XXI secolo, di fronte a una nuova grande accelerazione mediatica, il mondo artistico è sembrato inappropriato, a rimorchio, soppiantato dal mondo della tecnica che lo ha sminuito per inflazione e consumo. Tante immagini, troppe, tante parole ovunque. Frettolose, superficiali, ingannevoli. “È solo il progresso, - sa dire l’ottimista - semplicemente lo specchio della realtà”. Queste iniziali riflessioni, coscientemente avvolte in un velo di perplessità, le ho scritte per giustificare il senso di smarrimento che provo attualmente di fronte alle cose dell’arte. E che questa frustrazione sia dovuta a un confuso Io filosofico o al sistema sociale, poco importa. Non è stato facile vivere da pittore e avere spazi appropriati. Ma per tanto tempo ho creduto che studio, applicazione e impegno comportassero un traguardo futuro, personale o collettivo, mi sono detto che da vecchio avrei assaporato qualche frutto dell’utopia e avrei smesso, per qualche anno almeno, i panni dell’invisibilità. Ma, giunto a oggi, all’opposto, ho scoperto che le gallerie d’arte private non hanno potuto che chiudere, quelle aperte, comprese le pubbliche, fanno pagare la vanagloria espositiva agli artisti, gli appassionati d’arte seguono soltanto grandi nomi pubblicizzati e gli editori, spesso, risultano essere latitanti se non banali affaristi. Del sostegno della politica meglio non dire e, così, dei vecchi lagnosi come me. Ce n’è per smettere, per ritirarsi al comodo e curarsi le ferite. E, invece, i tanti anni vissuti hanno saputo insegnare che la creatività è lenitiva, che la scrittura consola e la pittura può ancora stupire l’antico bambino interiore. Non resta altro che fare arte per l’Arte, consegnarsi sereni alla Musa, avendo cura della propria Anima (junghiana) con l’intento di viziarla al Bello delle forme e delle parole. Anche se, ricordando Lacan , "Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno".

riContemporaneo.org | opinioni, polemiche, proposte sull’arte contemporanea

3 Giuseppe Donolato  Nato nel 1956 a Piove di Sacco (Padova), è pittore e poeta.
Il peso dell’illusione È inutile chiedersi quanto pesi l’illusione: se più o meno di una piuma, se i grammi servono a valutarla. L’animo la sostiene come un refolo d’aria e pare poco più d’un accenno, una presenza eterea e vaga. Soltanto quando cade diventa un macigno, soltanto allora, vivere è trascinare una montagna.

polemiche e proposte sull’arte contemporanea

3 Giuseppe Donolato  Nato nel 1956 a Piove di Sacco (Padova), è pittore e poeta.

Novembre 2024

NON È STATO

FACILE

di Giuseppe Donolato

C’è chi dice che ogni Io sia invece un noi, che il contesto sociale in cui si nasce sia il nostro padrone e che ognuno, in fondo, viva inconsapevolmente nella propria auto-narrazione. Al che, pur dichiarandomi pittore e poeta, in verità non so chi sono. Il talento, anche fosse, è mio o è dato attraverso l’attribuzione altrui? E in che modo coesisto nella mia convinzione illusoria? È trascorso il Novecento e per gli artisti il mondo si è trasformato a gran velocità e altrettanta fertilità. Ma nei primi decenni del XXI secolo, di fronte a una nuova grande accelerazione mediatica, il mondo artistico è sembrato inappropriato, a rimorchio, soppiantato dal mondo della tecnica che lo ha sminuito per inflazione e consumo. Tante immagini, troppe, tante parole ovunque. Frettolose, superficiali, ingannevoli. “È solo il progresso, - sa dire l’ottimista - semplicemente lo specchio della realtà”. Queste iniziali riflessioni, coscientemente avvolte in un velo di perplessità, le ho scritte per giustificare il senso di smarrimento che provo attualmente di fronte alle cose dell’arte. E che questa frustrazione sia dovuta a un confuso Io filosofico o al sistema sociale, poco importa. Non è stato facile vivere da pittore e avere spazi appropriati. Ma per tanto tempo ho creduto che studio, applicazione e impegno comportassero un traguardo futuro, personale o collettivo, mi sono detto che da vecchio avrei assaporato qualche frutto dell’utopia e avrei smesso, per qualche anno almeno, i panni dell’invisibilità. Ma, giunto a oggi, all’opposto, ho scoperto che le gallerie d’arte private non hanno potuto che chiudere, quelle aperte, comprese le pubbliche, fanno pagare la vanagloria espositiva agli artisti, gli appassionati d’arte seguono soltanto grandi nomi pubblicizzati e gli editori, spesso, risultano essere latitanti se non banali affaristi. Del sostegno della politica meglio non dire e, così, dei vecchi lagnosi come me. Ce n’è per smettere, per ritirarsi al comodo e curarsi le ferite. E, invece, i tanti anni vissuti hanno saputo insegnare che la creatività è lenitiva, che la scrittura consola e la pittura può ancora stupire l’antico bambino interiore. Non resta altro che fare arte per l’Arte, consegnarsi sereni alla Musa, avendo cura della propria Anima (junghiana) con l’intento di viziarla al Bello delle forme e delle parole. Anche se, ricordando Lacan , "Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno".
Il peso dell’illusione È inutile chiedersi quanto pesi l’illusione: se più o meno di una piuma, se i grammi servono a valutarla. L’animo la sostiene come un refolo d’aria e pare poco più d’un accenno, una presenza eterea e vaga. Soltanto quando cade diventa un macigno, soltanto allora, vivere è trascinare una montagna.